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PMI: indagini mise, vince chi investe in innovazioni e export

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Ministero dello Sviluppo Economico: comunicato stampa
 
DIREZIONE GENERALE PER LA POLITICA INDUSTRIALE, LA COMPETITIVITA’ E LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE
 
DIV. VII PMI, Startup innovative e reti di impresa
Indagine sulle “PMI eccellenti”: sintesi dei principali risultati Roma,
 
07ottobre 2015
 
 
Executive summary
L’Indagine su un campione di 1.000 PMI eccellenti
Nel  mese  di  maggio del  2015  la  Divisione  VII  PMI, Startup  innovative  e  reti  di  impresa della
Direzione  Generale per  la  Politica  Industriale,  la  Competitività  e  le  Piccole  e  Medie  Imprese  del
Ministero dello Sviluppo Economico ha svolto un’Indagine su un campione rappresentativo di 1.000  piccole  e  medie  imprese “eccellenti” con  la  principale  finalità  di  approfondire le  seguenti tematiche: la recente performance congiunturale e i principali fattori di competitività; il  grado  di  conoscenza  e  di  utilizzazione  delle  recenti  misure di  politica  industriale adottate  dal  Governo nell’ambito della  direttiva  comunitaria  relativa all’attuazione dello
Small Business Act(SBA);il grado di informatizzazione e le strategie di investimenti;le strategie di innovazione;le strategie di internazionalizzazione.
Criteri di individuazione delle PMI eccellenti
In  letteratura  non  esiste  una  definizione  univoca  di imprese  eccellenti;  ai  fini  della  nostra  analisi sono state selezionate
-da un universo di circa 61mila imprese (tra i 10 e i 250 addetti) aventi un fatturato tra 2,5 e 50 milioni di euro
-1.000 imprese che superavano almeno due tra i seguenti tre requisiti:  avere  realizzato  nel  triennio  2012
-2014  spese  in  R&S,  avere  un  discreto  livello  di managerialità (presenza di ameno tre manager/quadri), avere realizzato nel 2014 o programmato per il 2015 investimenti innovativi.
Perché la scelta di PMI eccellenti?
Negli ultimi  anni  il  Governo  ha  adottato  una  serie  di  misure
volte a favorire l’attività di ricerca e
sviluppo e, in generale, l’innovazione tecnologica adottando il cosiddetto approccio “
picking  the winners”;  queste  misure  tendono  a  sostenere  e  a  rafforzare  le  imprese  vincenti,proiettate  nei mercati   internazionali   e   impegnate   in   articolate   strategie   di  innovazione   tecnologica e   di internazionalizzazione.
Ciò nella consapevolezza che le imprese innovative abbiano una ”marcia in più” rispetto a quelle non innovative (come evidenziato in molti studi e ricerche) riguardo soprattutto  alle  principali  variabili  aziendali  (fatturato,  occupazione,  investimenti).  Il  sostegno mirato  a  tale  gruppo  di imprese  di  successo  può  rappresentare, quindi, un  ulteriore  stimolo  alla crescita economica.
La ricerca si pone la finalità di indagare suquesta tipologia di imprese, di evidenziarne i principali fattori di forza e di debolezza e, di conseguenza, suggerire alcuni interventi di policy.
Sintesi dei principali risultati
L’Indagine è stata svolta nel maggio del 2015 dal Ministero dello Sviluppo Economico, in una fase congiunturale che ha sancito l’«uscita» ufficiale dalla recessione e all’interno di un intenso processo  di  ristrutturazione  in  atto  da  10-15  anni  che  ha  «visto»  aumentare  il  gap  tra  le  imprese vincenti (proiettate nei mercati internazionali e impegnate in articolate strategie di innovazione) e quelle  perdenti  arroccate  sui  mercati locali  e,  quindi,  costrette  a  subire  i  contracco lpi  della domanda interna stagnante.
L’Indagine si è rivolta alla prima tipologia di imprese nella consapevolezza che essa abbia una
«marcia  in  più»  rispetto  a  quelle  meno  virtuose;  a  questo  nucleo  di  imprese,  del  resto,  sembra
avere prestato molta «attenzione» il Governo negli ultimi anni (approccio «picking the winners»).
Dall’Indagine sono emersi, sotto il profilo congiunturale, segnali di recupero di gran parte delle
PMI  eccellenti  che  si  distinguono  inoltre  per  avere  adottato,  anche  in  risposta  alla  grave  crisi finanziaria del 2008 ma non solo,  articolate strategie di innovazione e di internazionalizzazione.  
In particolar modo, rilevante è stato l’impegno della maggioranza del campione intervistato sul
fronte degli investimenti, prevalentemente di carattere innovativo: questo dato è particolarmente rilevante perché emerge dopo diversi anni di “sciopero degli investimenti”. E’ pari a poco più dell’80% la quota di imprese che ha indicato di avere realizzato investimenti nel 2014 e di avere intenzione  di  realizzarli  nel  corso  del  2015.  Inoltre,  il  96,7%  e  il  95,4%  del  campione  indicano, rispettivamente  per  il  2014  e  per  il  2015,  di  avere  sostenuto  o  di  volere  sostenere  investimenti innovativi (di prodotto, di processo e di carattere organizzativo).
Gli investimenti  risultano  finanziati  prevalentemente  attraverso  autofinanziamento  (secondo  il 65,5%  del  campione)  e  un  elevato  indebitamento soprattutto  di  medio/lungo  periodo con  il sistema   bancario;   modestissimo,   invece   (quasi   nullo,   pari   allo   0,2%),   appare   il   ricorso   agli strumenti di finanza innovativa (ad esempio, mini bond) e modesto l’utilizzo di agevolazioni pubbliche (7,8%).
Nel contempo, un’elevata quota di imprese (56,3%) segnala di avere svolto attività all’estero nel triennio 2012-2014 mentre è pari al 34,8% è la quota percentuale di fatturato esportato con una punta del 43,5% nella manifattura.

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